Installazione interattiva che unisce ecologia, arte e tecnologia. Al suo centro si trova l’ostrica giapponese (Crassostrea gigas), specie non autoctona dell’Adriatico settentrionale, intesa come agente sensibile dei cambiamenti marini e come portatrice di una memoria sia materiale sia comportamentale. I sensori applicati alle ostriche viventi registrano i ritmi della loro apertura e chiusura, rivelando così il loro stato fisiologico e, indirettamente, le condizioni dell’ecosistema marino. Questi ritmi vengono tradotti in un linguaggio visivo e sonoro che rende percepibili processi altrimenti invisibili sotto la superficie del mare.
L’installazione si presenta come un corpo scultoreo sul quale il visitatore si sdraia nella postura di un nuotatore. Nella parte anteriore della struttura, uno schermo mostra la narrazione visiva, accompagnata da cuffie e vibrazioni di basso che mettono in risonanza il corpo umano con i ritmi delle ostriche. Oltre al livello dei dati, il progetto include anche una dimensione materiale: i gusci scartati delle ostriche vengono trasformati in nuovi materiali artistici, condensando le loro risposte ambientali in forma, tessitura e ritmo.
Il progetto si interroga su come la pratica artistica possa diventare uno strumento per documentare e interpretare l’instabilità ecologica. Crea uno spazio risonante di interdipendenza, dove l’essere umano respira al ritmo delle ostriche e dove la memoria non umana confluisce nell’esperienza umana.
Artisti: Marko Vivoda, Luka Frelih, Luka Murovec
Scienziati marini: Ludovic Quinault (Molluscan Eye), dott. Jean-Charles Massabuau (scienziato capo, Molluscan Eye), dott.ssa Manja Rogelja (direttrice dell’Acquario di Pirano), dott.ssa Vesna Flander Puterle (Stazione di ricerca marina)
Sound design: Mauricio Valdes San Emeterio
Porto di Capodistria: Jure Barovič (sviluppo sostenibile), dott.ssa Franka Cepak (sviluppo sostenibile)
ONG PiNA: Ana Markežič (catalizzatrice di innovazione), Borut Jerman (responsabile di progetto)